Ciccio Graziani

Ciccio Graziani

L’ex campione del mondo ’82, ospite della tappa fiorentina del tour universitario dell’inviato di Striscia, ha parlato ai giovani raccontando aneddoti della sua lunga carriera.

Grinta, determinazione e voglia di emergere. Ciccio Graziani, da calciatore, era esattamente così: un atleta che non si arrendeva alle sconfitte. E’ per questo che il Campione del Mondo 1982 è stato il perfetto testimonial dei valori della campagna sociale #NonCiFermaNessuno nella quinta tappa del tour di Luca Abete. Il viaggio dell’Inviato di Striscia tra le paure e le difficoltà degli studenti, che vanta la medaglia del presidente della repubblica Sergio Mattarella, vive di storie che nascono nell’ambiente universitario ma anche emozioni raccontate da personaggi di successo.  «Il format – spiega Abete – è basato sull’ascolto e sul confronto. Nessuna lezione di vita, ma esperienze capaci di stimolare coraggio e alimentare fiducia. Ogni tappa è una grande festa. Che festa sarebbe senza un regalo? Quello per gli studenti toscani è stato l’intervento a sorpresa di un mito del calcio italiano amatissimo a Firenze. Ciccio è un leader, un coach schietto e diretto, capace di dire le parole giuste al momento giusto. Quello che serve insomma per spronare gli studenti della nostra community»

L’intervento di Graziani, nel corso dell’appuntamento presso l’Università di Firenze, è stato particolarmente apprezzato: non sono mancati infatti consigli, battute e riferimenti  al calcio vissuto.

“Ho avuto la fortuna di fare uno sport di squadra – ha detto agli studenti – che ha mascherato, talvolta, anche le mie mancanze. E’ questa la chiave del successo: la condivisione. La solitudine si supera con l’amicizia e con il confronto, per questo vi consiglio di allentare la morsa dei social per un pò che rischiano di mettere un muro tra voi e gli altri”

La “fame” intesa come voglia di emergere, è l’altro punto fermo di Graziani: “Uno dei miei più grandi amici, scomparso da poco, Vincenzo D’Amico, era il simbolo del talento. Aveva vinto a 20 anni lo scudetto con la Lazio ed avrebbe potuto ambire a ben altri trofei, ma si accontentava. Non andava oltre la zona comfort, perchè credeva che il suo talento potesse bastare. A lui consigliavo di osare e di andare oltre, ma è una questione di carattere”

Chi, al contrario, aveva la “garra” è un vero e proprio simbolo di Firenze, Giancarlo Antognoni: “Se avesse deciso di associarsi ad un top club avrebbe vinto tre palloni d’oro – racconta Graziani -. Lavorava ogni giorno sulle sue qualità superando i suoi limiti. Un vero esempio di abnegazione”. 

Abete ha chiesto infine al campione di Spagna ‘82 tre elementi che non devono mancare mai a ragazzi in aula nella corsa verso la realizzazione del proprio sogno. «Applicazione, condivisione ed entusiasmo. – ha risposto Graziani – L’esito delle cose dipende sempre da noi stessi. Queste tre cose possono regalare traguardi inimmaginabili”.

 

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